PRESENTAZIONE a cura di MONSIGNOR IGNAZIO CANNAVO’
Ho letto, con grande interesse, anche se “in fretta”, il dattiloscritto di padre Terenzio Manto su suor Alfonsa delle Ancelle Riparatrici del SS. Cuore di Gesù. Una fretta che si è fatta man mano più lenta, perché quello che leggevo, mi prendeva sempre più pienamente e la sua intensità mi impediva di coglierne immediatamente il senso profondo. Mi toccherà riprenderlo, rileggerlo… e soprattutto continuare il “cammino” con suor Alfonsa, appena iniziato, con il vivo desiderio di imitarla. Peraltro è questo il fine che padre Terenzio si propone con la pubblicazione che offre alla nostra lettura.
Non ho avuto la grazia di conoscere profondamente suor Maria Alfonsa, ma di “conoscerla” si! Non certamente quanto mi potesse bastare per coglierne nella giusta misura l’eccezionale spiritualità, ma almeno quanto mi bastò per percepire che la sua persona tendeva a grandi altezze… quelle del Crocifisso Signore, a cui univa qualcosa che Gesù volle provare, perché la sua redenzione fosse tutta e solo dolore, sino alla affermazione che colpisce tutti: “Padre mio perché mi hai abbandonato?”.
In suor Alfonsa alla grande sofferenza si aggiungeva, invece, la gioia serena di sentirsi vicina a Cristo Redentore per essere partecipe dei suoi dolori per la redenzione dell’umanità. In essa si realizzava, così, l’espressione di Paolo: “Compio nella mia carne quel che manca alla passione di Cristo per il suo Corpo che è la Chiesa”. Gesù ha voluto provare l’abbandono e ogni conforto, anche per questo, perché quanti avessero sofferto in unione con Lui e con Lui essere “sacerdote e vittima”.
Mons. Antonino Celona, fondatore della Congregazione delle Ancelle Riparatrici del SS. Cuore di Gesù, di cui suo Alfonsa seguiva la spiritualità riparatrice, le aveva fornito questa sintetica e luminosa espressione; essa gioiva per essere “sacerdotessa e vittima”, certamente con l’accettazione di sofferenze grandissime e l’offerta al Padre, ma insieme con la gioia della sua adesione a Cristo.
Questo leggevo sul volto di suor Alfonsa quando recandomi per qualche celebrazione nella Chiesa di Gesù Sacramentato, alla fine mi avvicinavo a lei, seduta su di una sedia a rotelle, per rivolgerle un saluto. La sua risposta era semplicemente un sorriso. Dietro quel sorriso però sapevo quanta sofferenza vi fosse e quanto amore per Gesù.
Ma la lettura del dattiloscritto di padre Terenzio mi ha portato al di là di questa semplice, per quanto importantissima percezione, il posto che nella sua spiritualità avevano il Crocifisso, la Madonna, la Chiesa, il Fondatore, l’esercizio della fede, dell’amore, della speranza, della fraternità, della totalità della donazione, dell’ideale missionario…
Era stata missionaria nell’America settentrionale, ma per poco tempo. Fu missionaria con la sua sofferenza per la maggior parte della sua vita religiosa.
Grazie Padre Terenzio, per la più approfondita conoscenza che ci permette di raggiungere di suor Alfonsa, lei, che ebbe la grazia di guidarla nel suo cammino di santità. Perché di vera santità lei parla a conclusione della sua introduzione ai pensieri.
Grazie, suor Alfonsa! Anche solo per averci fatto prendere coscienza della nostra “piccolezza”; perché, se siamo sinceri nel riconoscerci “piccoli” e seguiamo la via che il Signore ha segnato per ciascuno di noi, qualunque essa sia, saremo sulla stessa strada, quella della santità, non importa il “grado”, ma la sempre maggiore conformazione a Cristo, per contribuire alla sua opera redentiva. Perché la testimonianza di una vita santa è sempre redentrice!
Messina, 4 Giugno 1995