presentazione a cura di Mons. Giovanni Marra
Sono lieto di offrire questa presentazione del lavoro del prof. Umberto Castagna in occasione delle celebrazioni per il decennale della morte della Serva di Dio suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino, insigne religiosa della Chiesa di Messina – Lipari – S Lucia del Mela, appartenente alla congregazione delle Ancelle Riparatrici del Sacratissimo Cuore di Gesù, fondata dal Servo di Dio mons. Antonino Celona.
L’autore di questa preziosa biografia ha il merito non solo di aver ordinato in un quadro sintetico le tappe fondamentali della formazione umana e religiosa della suora, ma anche di aver tentato di presentare i lineamenti spirituali della vocazione riparatrice e dell’esemplare testimonianza di vita evangelica.
Il titolo del libro “La cattedra a rotelle” racchiude in modo efficace la modalità originale con la quale la Serva di Dio ha svolto il suo “magistero spirituale” come continuazione della sua vocazione missionaria. Il dolore e l’acuta sofferenza prodotte dalla sua cronica e degenerativa malattia, l’artrite reumatoide, che la colse negli Stati Uniti d’America durante i suoi primi anni di vita religiosa, non riuscirono a piegare il suo spirito. Suor Maria Alfonsa, anche paralizzata e costretta a vivere su di una sedia a rotelle per circa 21 anni, continuò con amore oblativo la sua vita di consacrata, diventando punto di riferimento di numerosi fedeli, ivi compresi seminaristi, giovani in formazione alla vita religiosa, religiose, religiosi e sacerdoti, i quali ricorrevano a lei per consigli spirituali dopo aver riconosciuto il soffio della santità.
Sono pagine, quelle dell’Autore, da una parte scorrevoli e semplici, e dall’altra dense, incisive e ricche di contenuti che fanno riferimento al mistero centrale della nostra fede: passione, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo al quale, in maniera particolare, è stata associata suor Maria Alfonsa.
E’ chiaro a tutti noi che il cammino della Serva di Dio, che ha raggiunto vette di perfezione significative, ha trovato nella Pasqua del Signore il suo fondamento e la sua sorgente vitale per alimentare la scelta cristiana e la radicale vocazione religiosa di ancella riparatrice.
La “vocazione alla sofferenza” è stata per suor Maria Alfonsa il percorso segnatole da Dio per il raggiungimento della meta della santità. Inoltre, la sua sofferenza umana, esperienza inseparabile dell’esistenza terrena dell’uomo, è stata valorizzata dalla Serva di Dio come “dono”, avendo riconosciuto in Cristo crocifisso il significato salvifico.
Il Papa Giovanni Paolo II ha affrontato questo problema esistenziale della sofferenza, che non cessa di turbare la coscienza dell’uomo, nella sua lettera apostolica “Salvifici Doloris“, che è il primo documento pontificio interamente e direttamente volto alla trattazione del tema del dolore, del mistero della sofferenza come vocazione che non priva l’uomo della sua dignità, ma lo può arricchire e santificare (cfr. Giovanni Paolo II, Salvifici Doloris, 11 febbraio 1984). L’insegnamento pontificio e la testimonianza di suor Maria Alfonsa offrono all’uomo contemporaneo, che sfiora l’assurdità delle sofferenze con il ricorso alla droga, all’eutanasia, o al suicidio, un orientamento sicuro. Davanti al dubbio tra il rifiutare la sofferenza, subirla o viverla, scoprire il valore morale dell’umana sofferenza è fondamentale, poiché il valore morale determina il precipuo agire nei confronti di essa.
La testimonianza di suor Maria Alfonsa si muove in questa direzione. Chiamata da Dio ad essere consacrata a Lui, ha corrisposto alla grazia della sua vocazione attraverso la sofferenza, donando al suo soffrire un valore salvifico e passando da una serena accettazione di esso ad una gioiosa offerta a Dio in sacrificio di purificazione e di redenzione per la Chiesa e l’umanità come partecipazione e completamento delle sofferenze di Cristo.
La vita di ancella riparatrice ha impegnato la Serva di Dio in un graduale ed autentico cammino di santità, frutto maturo dello Spirito, meta da cui fin dall’inizio della sua vocazione si è sentita fortemente conquistata. La corrispondenza a questo dono è stata motivata da una chiara presa di coscienza della grandezza della vita religiosa, come della sua “vocazione al dolore”:
<<Non ho paura dei miei dolori. Ho solo una paura: perdere la sofferenza. La sofferenza è il mio tesoro, un tesoro evangelico scoperto; voglio dare tutto per custodirlo nella mia povera anima>>.
Il dono della grazia l’ha così condotta a testimoniare nel suo esistere quotidiano la presenza dell’Assoluto, in uno stile umile ed in continua offerta gioiosa di se stessa nello spirito della Riparazione. Suor Maria Alfonsa ha diffuso largamente il buon odore di Cristo con la fedeltà alla vita consacrata, l’integrità della fede, la santità della vita, lo zelo intenso nella pratica di ogni virtù ed il carisma della sofferenza.
Auguro al lettore che si accosterà a questo lavoro ben riuscito del prof. Umberto Castagna di trovare nuovi stimoli per la propria vita ed una nuova luce per dare senso alle proprie sofferenze.
Messina, 1 Ottobre 2004