Omelia a cura di don Raimondo Frattallone
Ringrazio il Signore che mi dà la possibilità di presiedere questa concelebrazione, anche se sento che il mio posto dovrebbe essere l’ultimo, e che tante persone qui presenti, hanno maggiore diritto, maggiore autorità per poter condurre questa assemblea.
Colgo l’occasione per ringraziare tutti voi. Frà Tonino ha già fatto i ringraziamenti alla maggior parte dei presenti, io vorrei aggiungerne uno speciale ai parenti: in un certo sento, li ho conosciuti tutti attraverso i documenti della storia, ma ho avuto anche modo di vederli, tante altre volte, negli anni scorsi; ringrazio anche le autorità che sono venute, perché qui non si tratta di avere un documento in più, un segno esterno, si tratta di dover trovare insieme il posto che dobbiamo occupare di fronte a Dio, il posto che noi abbiamo come figli di Dio, quello che dobbiamo occupare uno accanto all’altro, come fratelli, questo è il posto vero; quasi a voler anticipare il posto che occuperemo in Paradiso.
E’ bello sapere che qui, questa assemblea è quasi un anticipo di cielo e con un pizzico di immaginazione, mi sono chiesto: se in questo momento un elicottero sorvolasse le Isole Eolie e Messina, il pilota cosa vedrebbe da lassù?
Sicuramente migliaia di persone alle isole Eolie perché oggi, è la vigilia di S. Bartolomeo e lì ci sono l’arcivescovo, devoti e migliaia di turisti presenti. Lì, infatti, c’è stato un grande apostolo, San Bartolomeo, che ha diffuso per il mondo la parola di Dio ed ha subito il martirio. Ma poi lo stesso pilota, guardando anche quaggiù, si meraviglierebbe perché, anche qui, in questo cortile, ci sono tante centinaia di persone e si chiederebbe cosa fanno!
Si domanderebbe: <<Cosa siete venuti a fare, chi vi ha chiamato, che c’è di così importante, di eccezionale?>>; noi abbiamo sentito una chiamata dentro il nostro cuore ed abbiamo dato una risposta. La chiamata è simile a quella che Gesù fece a Bartolomeo, abbiamo sentito: <<Vieni!>>. Gesù l’ha detto a ciascuno di noi: <<Vieni ed assisterai ad un miracolo>>; Ad un miracolo! Ed il primo miracolo qual è? Diciamolo con molta chiarezza! E’ il miracolo di questa forza enorme di Gesù che ci attira, ci fa lasciare casa nostra, ci fa dimenticare che siamo ad agosto, che fa caldo, un caldo afoso, e poi siamo qui. E poi… lo sapete che questo miracolo è già stato fatto: Gesù ci ha chiamato, è presente in mezzo a noi, fra qualche istante, il miracolo di Gesù che ci parla e poi, diventa nostro pane, mangiamo Gesù. Che miracolo!
Gesù dice a ciascuno di noi quello che disse ai suoi discepoli: <<Non temete… andate e preannunziate ai fratelli che io vi aspetto!>>; ecco, noi siamo venuti perché volevamo vederlo, volevamo incontrarlo ma, già con le ali ai piedi per portare il suo messaggio, dopo che Lo abbiamo visto. Ma come si vede il Signore?
Per vedere il Signore bisogna chiudere gli occhi della ragione, Lo vediamo profondamente e veramente soltanto con gli occhi del cuore. Si vede, non si dimentica, si scolpisce profondamente soltanto quello che si ha, soltanto nell’incontro con la persona amata, noi vediamo. Voi vi domandate di fronte alla mamma, al papà, all’amico quando dite che vi ama: <<che cosa sta scolpendo questa certezza nel mio cuore?>>
Sta scolpendo l’interiorità, l’immagine intima della persona che ci ama, è quello che Gesù sta facendo per noi.
Il Signore fa questo miracolo a ciascuno di noi, ma lo ha fatto anche a San Bartolomeo, lo vide sotto il fico, era distratto. Gesù lo guardò e questo sguardo penetrante arrivò nel cuore. E quando Bartolomeo si sente guardato dal Signore dice: <<Tu mi hai scolpito l’amore nel cuore! Sono attratto da te, amor con amor si paga>>.
Le letture ci hanno detto che questo sguardo di amore profondo lo ha per ciascuno di noi, le letture sono un annunzio di qualcosa che capita, che avviene oggi, per questo patire di ciascuno di noi Gesù ci guarda, ci ha parlato, e adesso ci nutrirà. Scolpirà dentro di noi la Sua immagine così come, ha fatto con suor Alfonsa.
Abbiamo sentito dalla Parola dell’Antico Testamento il profeta Ezechiele che, per poter interiorizzare la Parola del Signore, ricevette il comando di mangiare il libro sacro non fisicamente, ma facendolo diventare suo, forza intima della sua vita; così come, quando noi ascoltiamo la Parola del Signore, che rimane scolpita dentro di noi e nessuno può più cancellarla. E’ una parola di grande conforto.
<<Non temete! Sarò sempre con voi fino alla fine dei giorni>> lo ha detto Lui.
Noi ripetiamo l’esperienza di Bartolomeo perché, noi, questa sera, ci siamo sentiti chiamare per nome ed abbiamo detto sì e, vogliamo rispondere come ha detto Bartolomeo, Natanaele: <<Rabbì, Gesù, tu sei il mio maestro, tu sei il re di Israele, tu sei il mio Dio>>.
Se vogliamo vivere e perseverare nella verità e nell’amore, dobbiamo ripetere soavemente come facevano i santi, come ci insegnava suor Alfonsa: <<Gesù, tu sei il Figlio di Dio, mio Dio e mio Tutto, tutto per la Tua gloria, vieni Signore Gesù, Maranatà!>>, questa risposta prolunga nella vita quell’atto importante di fede ed amore che abbiamo fatto tante volte, quando eravamo bambini, nel giorno della Prima Comunione, nel giorno solenne del matrimonio, nel giorno importantissimo della professione religiosa della suora Sacra, dobbiamo dire ancora, sempre: Credo! Credo Signore, aumenta la mia fede, ti amo Gesù, accresci il mio amore per te, per i miei fratelli. Dopo aver fatto questa professione di fede ed amore, sono certo che Gesù dirà a ciascuno di noi, forse, addirittura, in questo momento: <<In verità, in verità ti dico, vedrai il cielo aperto, vedrai anche tu, come suor Alfonsa, come San Bartolomeo, gli angeli di Dio salire e scendere sul figlio dell’uomo>> e ci dice ancora: <<ti faccio un regalo straordinario, ti do occhi nuovi!>>; un paio di occhi nuovi per poter vedere il Cristo, alzare lo sguardo e conoscere, quella danza meravigliosa che i santi e gli angeli intrecciano in cielo, alla quale noi potremo partecipare, danzare nella gioia perché siamo riconosciuti da Gesù come i candidati al Paradiso, e suor Alfonsa ce lo conferma, candidati al Paradiso, perché siamo di Gesù, non ci apparteniamo più, siamo confermati come membra vive della Chiesa e suor Alfonsa aveva questa convinzione così radicata che, trasuda in tutti i suoi scritti, da quelli occasionali, a quelli più pensati, alle forme di preghiera.
Se in questa Casa Madre delle Ancelle Riparatrici, questa sera e, non solo questa sera, pensiamo la presenza della nostra cara serva di Dio, ci sorgono spontanee tre domande: quando era ancora viva, suor Alfonsa era cosciente di essere membro vivo della Chiesa o era una povera isolata, abbandonata, buttata in fondo in una carrozzella oppure si sentiva nel cuore di Gesù che manda amore e fiamme d’amore in ogni angolo del mondo? Lo sentiva questo? E possiamo sentirlo noi? Oggi, suor Alfonsa, in cielo, si sente membro vivo della Chiesa oppure è staccata, non ci vede, non ci conosce, non ci ricorda?
Ci vede e ci ama! E pensate quando sarà, e se il Signore vorrà che noi la si possa vedere sugli onori dell’altare. Costruirà ancora amore puro, amore sacrificato, amore dolente e glorificato, certamente, perché Lei è presente, così come sono presenti al nostro cuore le persone che ci hanno amato, le persone che noi abbiamo amato. Avendo conosciuto noi direttamente o indirettamente Suor Alfonsa, io so che la nostra risposta non può essere altro che una piccola risposta della nostra fede e del nostro amore, ecco perché siamo venuti qui, questa sera.
Questa risposta è confermata dalla nostra esperienza di ieri, di oggi, di domani, una presenza viva, perché suor Alfonsa era presente, era umile, era sorridente, era un efficace palpito di vita divina per tutte le persone che l’avvicinavano. Ella incoraggiava chi la incontrava, e dall’alto dei cieli, continua a darci ancora tre suggerimenti, quasi come tre prospettive.
Ci dice: <<Guarda che io mi sono nutrita della parola del Signore, ho mangiato>> come dice il profeta Ezechiele: <<Mangia questo libro della parola viva e diventerai tu parola vivente di amore>> e suor Alfonsa lo ha fatto.
Suor Alfonsa ci sprona a vivere intensamente il rito della vita sacramentale, confessione e comunione. Chi non ha bisogno di essere amato e perdonato? E’ il Sacramento della Penitenza, amato e nutrito del corpo e della forza viva di questo pane disceso dal cielo.
Suor Alfonsa ci insegna come crescere nell’amore fraterno, nella comunione tra di noi, quella della vita quotidiana. Ogni palpito del nostro cuore, ogni respiro dei nostri polmoni, se siamo uniti al Signore, diventa un’occasione, una piccola scintilla di amore che possiamo dare agli altri.
Vedete, entrando ci hanno consegnato le rose e, alla fine di questa Eucaristia, saranno benedette, le porteremo a casa, vogliamo ricordare il buon profumo di Cristo, quel profumo che suor Alfonsa diffondeva con le sue virtù, quando era qui, in mezzo a noi. Adesso, lo stesso profumo di Cristo è Lei che, ce lo manda dal cielo. E’ la convinzione indiscutibile di Suor Alfonsa. Paolo lo aveva detto: <<Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?>>
Non voglio dilungarmi molto, vorrei concludere facendo una piccolissima antologia, tre tralci piccoli dei manoscritti di suor Alfonsa.
Il primo in cui suor Alfonsa ci ha lasciato un commento al Padre nostro, nella frase – rimetti a noi i nostri debiti – lei dice: <<se siamo un’anima di riparazione dobbiamo sentirci corredentrici che continuiamo l’azione di Gesù nel corpo mistico>>. Rimettere i nostri debiti vuol dire che mentre Tu mi perdoni, io perdono gli altri ed allargo col perdono ai fratelli, la redenzione, li salvo.
Secondo brano: in una lettera che suor Alfonsa indirizzò al suo Direttore spirituale esprime una profonda verità di fede, lei si sente vibrante nel corpo mistico come, se il suo cuore potesse parlare e lei – senti tu che cosa sei? – e mi risponde – io sono il cuore, dovunque vedi, io agisco!
Ecco era convinta di essere nel corpo mistico, vibrante di amore redentore e dice così:
<<Padre, le sue parole incoraggianti mi sembrano discese dal cielo, si radicano nella mia anima e diventano proposito, mi aiuti ad essere quello che lei mi augura, il cielo si è rischiarato nel mio spirito, mi sento un povero uccellino sotto l’ala materna ancora tremante perché c’è una bufera, ma la Madonna, Maria, mio dolce rifugio, mia forza, mia vittoria, mi ha tenuto al sicuro, io mi trovo al sicuro solo nel cuore della Mamma, a Maria chiedo un posticino nel suo cuore immacolato, chiedo a Lei di offrirmi a Gesù, insegnarmi ad amare Gesù, di prendere tutto di me, Gesù mi deve assorbire, per questo io prego, soffro, spine tutti i giorni, accetto la povertà, tutto nelle sue mani>>.
Sentite come il respiro universale di Gesù vibra veramente e profondamente nel cuore di suor Alfonsa e lo fa diventare spirito universale di amore mistico, di amore che sana.
Terzo piccolo brano:
<<come tutte le ragazze mi canta in cuore la gioia dei miei 19 anni, aspettavo la venuta del mio Principe Azzurro, lo sognavo bello, forte, nobile, ma soprattutto degno del mio sincero amore. La luce di Dio mi investì e, considerando l’amore del mondo fallace, bugiardo, capì che solo Gesù era degno del mio amore, così io scelsi di farmi religiosa, ebbi il desiderio della Missione, lasciare tutto, per amore di Gesù Crocifisso, vengo nella Croce, mandami dove mi vuoi Tu, ma mentre ero nell’attività missionaria, avevo appena 25 anni, la sofferenza bussa, accettai con gioia, come prova d’amore a Gesù Crocifisso, dico Gesù Crocifisso, perché Gesù sulla croce mi ha dimostrato la più grande prova del suo amore per il mio povero dolore. Ecco, torno a casa, sono un soldato ferito, sono abbandonato, sono solo, però continuo ad amare. Ho compreso la mia vera vocazione. La mia vocazione sarà l’amore. Ammalato, sofferente, unito a quello di Cristo. E allora, sola, ai piedi di Gesù, all’Eucaristia, trovo la forza, il conforto, il riposo>>.. e torna l’immagine del passerotto, guardate com’è bella!… <<nello starmene come un passerotto ai piedi della croce, io sto con la luce attaccata al manto di Maria, mia dolce Mamma, per non essere morta per le bufere che il nemico scatena per portare l’anima alla stanchezza ed allo scoraggiamento e, l’altra ala mi serve per dare gloria a Dio, per il bene delle anime, è tanto il bene delle anime che mi rivuole che, ogni pena mi consola. Lo vorrei gridare a tutto il mondo “Magnificate con me il Signore cantiamo, santifichiamo il suo nome”>>
Negli armadi della Postulazione, qui, nella causa di canonizzazione, è conservata una foto che ritrae suor Alfonsa all’inizio della sua avventura religiosa. Quanto è estasiata con il crocifisso che tiene in mano. Io conosco tutte le foto, ma questa è quella che mi piace di più, come messaggio, non come fatto fotografico, come colei che vive in questo sguardo contemplativo permanente. Da lei dovremmo imparare a contemplare il Crocifisso.
Con gli occhi della fede e amore ci si rivede in questo Crocifisso, come lei, vediamo arrivare, una scia luminosa, un misto di luce abbagliante e sangue radioso, è quasi come un’autostrada che dalla terra sale verso il cielo, la luce pasquale di Cristo e il suo sangue redentore segnano per tutti la via della salvezza cristiana, e là, anche noi, giorno dopo giorno, possiamo associare al Cristo Salvatore le nostre gioie e le nostre sofferenze, ed entriamo in questa scia luminosa verso dove la croce diventa salvezza e diventa luce, “per crucem ad lucem”, così fece l’apostolo Bartolomeo con il martirio, così fece suor Alfonsa con il martirio prolungato negli ultimi anni della sua malattia. Così forse e, senza forse faremo anche noi. Se ci lasciamo attrarre dal fuoco e dall’amore di Dio che ci viene comunicato e ci sostiene, perché noi viviamo immersi nell’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Messina, 23 Agosto 2008