Introduzione “Petali di fiore 6 – Ha creduto all’amore” a cura di Nuccia Fucile
E’ bene tener nascosto il segreto del Re,
ma è cosa gloriosa rivelare e manifestare
le opere di Dio. (Tob 12,7)
Dopo la pubblicazione dell’opuscolo “Al centro di tutto l’amore”, riprendo il mio cammino sulle orme di Suor Maria Alfonsa per continuare a scandagliare il suo cuore nel tentativo di penetrare il profondo mistero di fiducia con cui lei, seguendo nello splendore degli anni Cristo, gli ha donato con la sua giovinezza tutta se stessa, si è lasciata da Lui condurre nello scorrere della vita e, abbandonata alla sua Volontà, ha continuato a credere e sperare anche nell’angoscia e solitudine della malattia, nel buio della notte dello spirito, quando il “silenzio di Dio” si fa più pesante e le tenebre si addensano e sembrano togliere il respiro; esperienza, questa, comune a tanti santi dei quali, purtroppo, molte agiografie non ci tramandano la fatica di credere ma solo i momenti miracolosi, densi di misticismo e beatitudine… Facile, avvincente lettura e di grande presa che ci permette di cedere, facilmente e comodamente, alla tentazione “dell’impossibilità”, al pensare, cioè, che i santi appartengono ad un mondo diverso dal nostro e che per questo è impossibile imitarli; ci mettiamo, così, in pace la coscienza, ci dispensiamo dall’impegno… a riguardo, con un pizzico di ironia, Gustavo Thibon, filosofo e poeta francese, scrive: “i Santi ci sono tanto più cari quanto più sono lontani e ad una distanza che ci dà il diritto di ritenerci dispensati dal raggiungerli”, ci sentiamo in questo modo autorizzati ad arrenderci ai nostri limiti e difetti e ci sfugge che noi siamo spiritualmente quello che siamo umanamente e possiamo progredire sulle vie della santità nella misura in cui, impegnandoci a realizzarci come persona, contemporaneamente ci orientiamo verso il Sole divino, ci lasciamo illuminare dai suoi raggi, ci facciamo trasformare e plasmare dal suo cuore.
Allora se vogliamo veramente sperare di vedere un giorno Dio così come Egli è (cfr 1Gv 3,2), faccia a faccia (1 Cor 13,12), lasciamo, come ci suggerisce Sant’Agostino, che Egli curi i nostri occhi stanchi, spenti con il “collirio della fede” (trattati su Giovanni) e vedremo, se e quando a Lui piacerà, compiersi in noi e per nostro mezzo meraviglie, non c’è, infatti, nel Vangelo alcun intervento soprannaturale di Gesù, che non abbia richiesto un atti di fede, di fiducia in Lui… sia fatto a voi secondo la vostra fede… e chi ha ricevuto un miracolo si è, poi, sentito dire: la tua fede ti ha salvato, la tua fede ti ha guarito…
La nostra quindi, come la precedente “fatica”, non vuole essere una biografia, ma una riflessione – meditazione sulla fede, avendo a disposizione come modello Suor Alfonsa, per cui faremo un ulteriore tentativo di cogliere un qualche dettaglio dei meravigliosi chiaroscuri dell’esistenza della Serva di Dio, quasi un “ritratto” che ha:
- come punto focale: il suo cuore, la sua anima;
- come sfondo: il mondo, di volta in volta, limitato alla famiglia, alla Congregazione, alla dimensione carismatica, e quindi direttamente o indirettamente al Fondatore o aperto, secondo i casi, a dimensioni ecclesiali o planetarie;
- come luce: la fede;
- come ritrattista: il Divino Artista che non sempre lavora delicatamente di pennello… ma si improvvisa, secondo il suo progetto, ora mosaicista, ora pittore, ….ora scultore e, in questo caso, può lavorare, pesantemente, di scalpello…
Il risultato? Il ritratto di una donna donata all’Amore che vive momento per momento i paradossi della fede, un ritratto in cui i chiaroscuri non sono contraddittori ma esprimono la mutua collaborazione tra il Creatore che non viene mai meno a questa sua dimensione creativa e la creatura che nella totale disponibilità offre al Creatore risorse sempre nuove per farsi “ricreare”. Gioco d’amore ora nascosto, ora manifesto che richiede, di volta in volta, abbandono, fiducia, perseveranza, insomma fede, “ne emerge la poliedrica personalità, dalle sfaccettature iridescenti, di una suora umile e grande, semplice e pensosa, contemplativa ed attiva, sofferente e gioiosa, immobilizzata e missionaria, posseduta dal divino e pur capace di comunione con vicini e lontani, con santi e peccatori, ostia vittima e perciò mediatrice di grazie e benedizioni per tutta la Chiesa” (Prof.ssa Maria Grazia Purpura, in Io vivo con voi pag. 46).
Per produrre un ritratto il più fedele possibile accompagneremo, così, la nostra indagine con le parole, i pensieri della “protagonista”, tratti, quando non diversamente indicato, dal n° 4 della colla “Petali di fiore” la cui pubblicazione ha provvidenzialmente preceduto questa, è un’antologia di Pensieri e citazioni di suor Maria Alfonsa a cura di Giuseppe Di Bernardo che ringraziamo per quanto egli con amore e passione ha selezionato, pensieri e citazioni che non solo autenticheranno le nostre parole ma ci permetteranno di pervenire ad un ritratto interiore che potrà risultare quasi una immagine speculare della dinamica spirituale di Suor Alfonsa, infatti negli scritti della Serva di Dio, al di là del linguaggio semplice, senza fronzoli e ricercatezze letterarie, si intravede una esperienza di Dio che colpisce, crediamo di poter affermare, senza paura di osare con le parole che, se è pur vero che Alfonsa non ha fatto studi teologici, è altrettanto vero che lei stessa è una “pagina di teologia”, cioè epifania di Dio. Ella non ha scritto trattati di mistica ma solo pensieri sparsi a beneficio spirituale dei destinatari, o lettere rivelatrici della sua anima, dell’azione di Dio in lei, della sua dinamica ascensionale che il direttore spirituale ha diligentemente raccolto, conservato e tramandato. Da queste pagine, quali lampi, scaturiscono fasci di luce che illuminano sentieri sconosciuti che pochi sono chiamati a percorrere, zone di Mistero su cui pochi si avventurano e che per lei sono vita vissuta, esperienza unica, irripetibile, dolce e straziante insieme, drammatica ed affascinante contemporaneamente perché storia umana e storia divina intessute insieme, storia di un Dio che solidale con l’uomo, dopo aver sperimentato, incarnandosi, il dolore e la morte, sceglie di continuare a manifestare la sua passione per l’umanità nella passione di altre vita, vite di uomini e donne che, crocifissi con Lui, possono affermare: “perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24)
La spiritualità di Suor Alfonsa che affonda le radici nel giardino fecondo della Riparazione è alimentata così, dal momento in cui si manifesta la malattia, da un continuo martirio e il suo corpo che, giorno dopo giorno, appare sempre più raggomitolato e contorto, diventa esso stesso Riparazione nei confronti di una società che elegge come dio il corpo e tende a soddisfarne tutte le esigenze anche le più insane. Non si vuole qui incorrere nell’accusa di bigottismo, né si vuole demonizzare il corpo, esso è un dono di Dio e noi non saremmo esseri umani e non gli renderemmo la gloria che gli è dovuta se ne fossimo privi, ma dobbiamo usarlo secondo i suoi progetti… la nostra corporeità, oltre che servire noi, le nostre cose, essendo, in forza del Battesimo, il tempio dello Spirito Santo è anche il “luogo teologico” attraverso cui Egli può operare… ci stiamo, però, allontanando dai nostri progetti, noi miriamo ancora una volta al cuore e in questo nostro nuovo viaggio verso il cuore ed attraverso il cuore non si potranno, certamente evitare, rispetto al primo opuscolo, ripetizioni, si parla, infatti, della stessa persona, degli stessi eventi anche se visti dalla parte della fede e poiché la fede non può essere disgiunta, come leggeremo in seguito tra le righe, dall’amore si è scelto come titolo del lavoro “Ha creduto all’amore”.
Se abbiamo già scritto o letto “qualcosa” su di lei e ci stiamo “avventurando” in una nuova indagine o lettura, vuol dire che il “personaggio” Alfonsa ha sicuramente catturato il nostro interesse e la nostra simpatia ed allora non possiamo non prestare attenzione ai suoi pensieri, non possiamo non cogliere la sua sensibilità umana e spirituale attraverso le sue stesse parole intrise, veramente, di sangue considerate le difficoltà con cui sono state scritte o dettate e quindi ci accosteremo ad esse con rispetto, non possono essere lette con superficialità, bisogna permettere che ci risuonino dentro, ci scavino dentro, lasciamoci coinvolgere, provocare, scuotere dall’esperienza umana e spirituale di questa Figlia della Riparazione, nel confronto con la quantità e soprattutto con la qualità della fede di Alfonsa ci sentiremo chiamati a valutare la quantità e soprattutto la qualità della nostra fede.
Nel primo opuscolo sull’amore il punto di confronto è stato Dio perché Dio è Amore e l’Amore è l’essenza stessa di Dio, ma, per quanto riguarda la fede, il nostro termine di paragone non può essere Dio, Egli nei confronti della fede è il nostro punto d’arrivo, allora Alfonsa, che si confronta con Dio nell’amore, sarà il punto di riferimento della nostra fede professata e vissuta nell’amore e per amore.
Le prospettive, allora, rispetto al precedente lavoro si invertono, si ribaltano; non scandaglieremo il cuore della Serva di Dio ma il nostro e, se il Signore ci darà la grazia di vincere le nostre paure, di superare la nostra pigrizia spirituale, di andare oltre il nostro “dare tutto per scontato”, alla fine troveremo o ritroveremo dentro noi stessi le risorse sufficienti per avventurarci con maggiore coraggio nel cammino sempre in fieri della fede, su un percorso in cui vissuto e fede si intersecano, si amalgamano, si confondono.
Per questo ci muoveremo su due binari: da una parte andremo alla scoperta di una fede, quella di Alfonsa, non da manuale o da catechismo ma realmente vissuta, incarnata nella vita senza compromessi e mezze misure, un “per me vivere è Cristo” non solo professato ma testimoniato e confessato e dall’altra, affinché la nostra vita, sulla testimonianza e l’esempio di Alfonsa, diventi terreno fertile all’azione del Divino, per rendere ragione della nostra fede e per viverla come reale presenza e concreto riferimento a Dio, ci interrogheremo: Fede? Dove? Quando? Come? In chi?
Ecco il nostro scandagliarci!
Messina, 2011