Presentazione “Petali di fiore 6 – Ha creduto all’amore” a cura di Mons. Calogero La Piana
Un altro opuscolo, il secondo della professoressa Nuccia Fucile, viene ad arricchire la collana “petali di fiore”. Anche queste sono “pagine di vita”. L’immediatezza e la vivacità dello scritto, infatti, immettono dentro gli eventi e quanto raccontano. Si tratta di immagini di un’esistenza ricca di Fiducia e di Fede, vissuta con amore da colei, Suor Alfonsa, che ha “creduto all’amore”.
Anche queste sono pagine scritte con il cuore, oltre che con intelligenza, con rigore metodologico e con un linguaggio fine ed appropriato. Sono pagine semplici ma vere e palpitanti.
Non è intenzione della Fucile trattare il tema della fede sotto il profilo teologico-dottrinale, ma scrutare e descrivere con delicatezza ed intimo rispetto il cuore credente umano, da donna a donna, e coglierne il silenzioso abbandonarsi in Dio con semplicità perché suor Alfonsa è semplicità e quindi trasparenza per cui in lei “si intravede un esperienza di Dio che colpisce”.
“Crediamo di poter affermare, che, se è pur vero che Alfonsa non ha fatto studi teologici, è altrettanto vero che lei stessa è una ‘pagina di teologia’ cioè epifania di Dio. Ella non ha scritto trattati di mistica ma solo pensieri sparsi a beneficio spirituale dei destinatari, o lettere rivelatrici della sua anima, dell’azione di Dio in lei, della sua dinamica ascensionale che il direttore spirituale ha diligentemente raccolto, conservato, tramandato. Da queste pagine, quali lampi, scaturiscono fasci di luce che illuminano sentieri sconosciuti che pochi sono chiamati a percorrere, zone di Mistero su cui pochi si avventurano e che per lei sono vita vissuta, esperienza unica, irripetibile, dolce e straziante insieme, drammatica ed affascinante contemporaneamente perché storia umana e storia divina intessute insieme, storia di un Dio che solidale con l’uomo, dopo aver sperimentato, incarnandosi, il dolore e la morte, sceglie di continuare a manifestare la sua passione per l’umanità nella passione di altre vite, vite di uomini e donne che, crocifissi con Lui possono affermare: ‘perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa'” (Col 1,24).(pag 17)
Suor Alfonsa non è una creatura “isolata” che vive la sua donazione nell’intimismo, in una triste chiusura, anzi sprizza gioia da tutti i pori ed ogni suo gesto d’amore e di abbandono verso il Signore, mediato dalla fede, si traduce in gesti d’amore verso il prossimo: Non può esserci, infatti, “sì” al Signore senza il “sì” all’uomo:
“Se uno dicesse: <<Io amo Dio>>, e odiasse il suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv4,20).
Imprescindibile diventa allora il
“metterci al servizio dell’uomo perché l’amore di Dio possa manifestarsi in tutto il suo splendore” (Lettera pastorale anno 2009-2010,1).
Il servizio si manifesta, pertanto, come la nota dominante dell’itinerario religioso della Serva di Dio che nell’impegno costante di far sua la radicalità evangelica non può non mettere al centro della propria vita la Parola, da accogliere ed incarnare nei solchi dell’esistenza quotidiana:
“la centralità della Parola nella nostra vita richiede ascolto profondo, intensa preghiera, celebrazione viva, assimilazione, ruminazione, traduzione nel vissuto quotidiano” (“Ascolta il seminatore uscì per seminare: Orientamenti pastorali dati alla Arcidiocesi per il 2010-2020” pag 12).
Dovere di ogni cristiano, tale impegno, a maggior ragione, diventa “esigenza” di quanti si pongono alla “sequela Christi”.
Il SdD Mons. Antonino Celona, Fondatore dell’Opera della Riparazione così scrive:
“Spargete largamente la buona semente, diffondete lo spirito della Riparazione, fate conoscere ed amare sempre meglio il Signore, perché il Signore non è amato, perché non è conosciuto” (Lett. 357)
Le parole di questo degno figlio e sacerdote della Chiesa che è in Messina, Lipari, S Lucia del Mela risuonano quanto mai attuali per la nostra comunità diocesana:
“L’icona biblica della parabola del seminatore, racchiusa nell’espressione – ascolta! Uscì il seminatore a seminare – ci aiuta a comprendere il bisogno di dare accoglilenza al seme della Parola di Dio nel nostro cuore, rendendoci capaci di richiamare la necessità e l’urgenza della medesima semina nel cuore dei fratelli” (Lettera past. pag 4)
Associare un carisma alla Parola non è di certo una forzatura secondo quanto leggiamo nell’esortazione Apostolica postsinodale “Verbum Domini” di Benedetto XVI:
“Lo Spirito Santo, in forza del quale è stata scritta la Bibbia è il medesimo che illumina di luce nuova la Parola di Dio ai Fondatori ed alle Fondatrici. Da essa è sgorgato ogni carisma e di essa ogni regola vuole essere espressione, dando origine ad itinerari di vita cristiana segnati dalla radicalità evangelica” (VD 83)
Percorrendo l’itinerario della Riparazione, la sete di anime spinge Suor Alfonsa a chiedere ai Superiori di partire per le Missioni dopo la professione dei voti temporanei. Accolta la sua richiesta viene inviata nella lontana America, dove rimane per otto anni.
“E’ felice, una felicità pura anche se fortemente provata, conquistata a caro prezzo perché in un mondo, allora, molto lontano dal suo sperimenta l’oscurità del nascondimento, soffre per l’impatto con una realtà comunitaria ed un modo di vedere e vivere la missione diversi da come l’immaginava e c’è pure la difficoltà della lingua ma è qui che la volontà di Dio l’ha condotta e se non fa l’apostolato della Parola, svolge con umiltà l’apostolato delle opere e più spesso del silenzio che si fa preghiera e testimonianza”.
In poche ed incisive righe (pag. 47) ci viene raccontata nell’opuscolo l’esperienza missionaria della giovane suora che in terra straniera, lontana dalla sua Patria e dai suoi, si lega definitivamente al Signore con i voti perpetui. Evento che renderà piena la sua felicità. Quando poi la dimensione apostolica-missionaria della sua vocazione sembrerà subire un grave arresto a causa della malattia progressivamente invalidante ella non si ribellerà, né si limiterà ad accettare passivamente. Accogliendo la sofferenza come strumento privilegiato per conformarsi allo Sposo Crocifisso ne coglierà tutta la dimensione oblativa e redentiva e, unendo il suo dolore alla Passione di Cristo, secondo la spiritualità propria della Riparazione, a cui ella nella sequela si è votata, impreziosirà la sua offerta con i meriti del Figlio ed in unione con Lui, per Lui, in Lui tutto offrirà al Padre perché, combattute le malefiche cause e riparati gli effetti devastanti del peccato, si realizzi, per la potenza dello Spirito, l’Avvento del Regno in tutti i cuori.
Illuminato e guidato dalla fede, il suo servizio all’Amore, nell’offerta di sé a Dio e nell’ascolto dei fratelli, continuerà senza sosta. Scorrendo le pagine dell’opuscolo la vita di Suor Alfonsa appare veramente, quale è effettivamente stata,
“una vita che rimanda immediatamente al primato di Dio ed allo stato di vita scelto da Cristo Gesù per la sua esperienza umana, vissuta in povertà, castità e piena obbedienza al Padre per dedicarsi totalmente ed interamente alla causa del vangelo” (Lettera alla comunità Diocesana per la XIV giornata mondiale della vita consacrata, 2-2-2010).
Anche sotto questo particolare aspetto la Serva di Dio assurge a testimonianza concreta per la vita consacrata.
Vissuta con fedeltà ed amore, essa “è vivente tradizione della vita e del messaggio del Salvatore” (VC, 22) “per richiamare i fedeli di tutti i tempi verso l’essenziale ed i valori eterni.” La testimonianza diventa proposta vocazionale, senza stucchevoli risonanze o devozionalismi irritanti e superati.
Ancora una volta, accostandoci con semplicità, senza preconcetti, attraverso queste pagine, alla vita di Suor Alfonsa, ci accorgeremo che la sua è stata decisamente “una vita intagliata sull’essenziale”. A questa essenzialità vi rimando e vi raccomando. Per il conseguimento di una tale essenzialità vi benedico di tutto cuore.
Messina, 06 Gennaio 2011