Omelia XI Anniversario - 23 Agosto 2005 - Suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino

Omelia XI Anniversario – 23 Agosto 2005

Monsignor Calogero La Piana vescovo di Mazara del Vallo
a cura di Mons. Calogero La Piana

Saluto tutti con viva cordialità: le autorità civili e religiose, il signor Prefetto, i parenti della Serva di Dio e gli amici tutti. Sono grato per l’invito che mi è stato rivolto di essere qui questa sera, con voi, per condividere il grazie al Signore per il dono di suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino e per invocare il Signore per il riconoscimento della sua santità, affinché ella possa essere esempio, stimolo e modello nel nostro cammino. 

Abbiamo bisogno di modelli, soprattutto in questo momento particolare in cui viviamo, in questa situazione dove i punti di riferimento diventano sempre più rari e quindi diventa necessario, essenziale, avere queste figure fondamentali.


Cari fratelli e care sorelle, mi sono lasciato guidare nella riflessione da una preghiera che abbiamo rivolto al Signore in risposta alla Sua divina parola, perché ritengo che possa esprimere in sintesi la spiritualità di suor Alfonsa: “Volgiti a me, o Dio, con sguardo d’amore”, il ritornello del Salmo Responsoriale. In questo ritornello abbiamo espresso ed abbiamo avuto modo di esprimere quello che suor Alfonsa ha tante volte detto al Signore, come preghiera, magari non precisamente con queste parole, ma nel significato certamente si! “Volgiti a me, o Dio, con sguardo d’amore”. 

Certo, ci vuole coraggio per pensare e per pronunziare una simile preghiera in un contesto di sofferenza e di dolore come quello che ha caratterizzato la nostra sorella. Ci vuole coraggio: infatti, come si fa ad esprimere una simile preghiera quando si è inchiodati sulla sedia a rotelle per tanti anni e si è costantemente pungolati dal dolore e dalla sofferenza?

“Volgiti a me, o Dio, con sguardo d’amore”. E credo proprio che questa sia stata la sua preghiera, anche se detta con altre parole. “Credo al dolore come dono di Dio”. “Volgiti a me, o Dio, con sguardo d’amore”. Il dolore in questa preghiera, in questo Credo, in questa professione, suor Alfonsa l’ha visto, l’ha pensato, l’ha creduto come dono di Dio; un dolore visto come atto d’amore e riparazione in Cristo, ma anche nei suoi discepoli e nei suoi fratelli che avrebbero con Lui abbracciato la croce e che avrebbero, per seguire Lui, preso ogni giorno su se stessi la loro croce, la loro sofferenza. “Credo al dolore accettato come mezzo di salvezza e di santificazione per sé e per gli altri. Credo al dolore profumato dall’incenso della preghiera”. Si, cari fratelli e care sorelle, questa preghiera è tutta nel Credo, che suor Alfonsa non ha solo pronunziato con le parole, ma che ha testimoniato e professato con la sua stessa vita. 


In questa volontà, ferma ma decisa, di santificarsi nella sofferenza, chiede al Signore di essere piccola martire d’amore. Cosa vuol dire essere martire? Chi è il martire? Il martire è colui che ha la capacità e la forza, perché gli viene da Dio, di professare, di testimoniare la propria fede. La sua fede, l’abbiamo sentito, è nel Cristo Crocifisso, come colui che, attraverso questa sofferenza, ha veramente riparato, redento l’umanità. E’ bello pensare a suor Alfonsa come ad una nostra sorella, semplice, ma che si è distinta, non per aver fatto atti straordinari, ma per aver vissuto lo straordinario nell’ordinario della vita quotidiana. E qual è questo straordinario che ha vissuto nell’ordinario della vita quotidiana?

E’ la capacità di abbracciare la croce con Cristo, la capacità di accogliere la croce e Cristo Crocifisso come dono, la capacità di conformarsi in tutto a Cristo, il Crocifisso, il sofferente, Colui che, proprio a motivo di questa sofferenza abbracciata con amore, ha redento l’umanità. E suor Alfonsa, fedele al carisma della Riparazione, tutto questo, che è straordinario perché è un grande dono di Dio, l’ha saputo vivere nella quotidianità, nell’ordinarietà della vita.

Vorrei ricordare a me ed a voi, questa sera, un’espressione di un suo scritto, che dice ancora una volta di questa sua fede, di questa sua profonda coscienza di aver ricevuto da Cristo il dono della sofferenza, del dolore, che dice di questa sua fede nell’Amore con cui abbracciare e vivere la sofferenza:

“Le mie mani sono vuote… ma aperte per accogliere la Tua immensa misericordia. Solo Tu, Crocifisso mio, hai riempito la mia vita”.

E’ un’espressione densissima, che va colta e meditata seriamente. “Solo Tu, Crocifisso mio, hai riempito la mia vita”. Vi invito a pensarci seriamente a questa espressione che ci dice tutta la sua esistenza. 

Da chi e da che cosa è stata riempita la sua esistenza? Da chi e da che cosa è stata caratterizzata la sua volontà, la sua accoglienza quotidiana di una vita difficile ma vissuta nell’amore? “Solo Tu, Crocifisso mio, hai riempito la mia vita”. In che maniera? Il Signore, il Crocifisso, quello che lei chiamava “Crocifisso mio”, ha riempito la vita si suor Alfonsa con il dono quotidiano offertole e cioè la sofferenza, il dolore. Lei stessa era cosciente di questo, tant’è che nel dolore ha visto sempre un dono di Dio. Come ha riempito il Signore la vita si suor Alfonsa? L’ha riempita attraverso lo sguardo meditativo e adorante del Crocifisso, dell’Eucaristia. Questa meravigliosa figura che domina lo sfondo di questo nostro altare (una statua del Sacro Cuore di Gesù) ci attende per comunicarci il suo amore. “Volgiti, a me, o Dio, con sguardo d’amore”. Ecco quel Crocifisso che lei contemplava presente, vivo nell’Eucaristia, quel Crocifisso che lei quotidianamente abbracciava facendolo suo, attingendo da Lui non solo la forza, ma anche il desiderio e la volontà di salvezza per i fratelli. 


La sua è stata una vita caratterizzata dalla dimensione missionaria. Pochi anni in missione, ma tutta una vita caratterizzata dalla volontà di ricercare la salvezza per i fratelli. E se non ha potuto realizzarla attraverso il lavoro materiale in missione, questa sua missionarietà si è espressa attraverso l’accoglienza quotidiana della croce di Cristo che è salvezza per chi crede. Gesù ci attende nell’Eucaristia per comunicarci il Suo amore. Il suo legame con l’Eucaristia era caratterizzato dalla coscienza di attingere dal Crocifisso, dall’Eucaristia l’Amore.

Tra poco benediremo le rose: suor Alfonsa mi sembra sottolineava con molta forza il legame intenso tra la croce e la rosa (l’amore). E’ interessante perché, se volete, in fondo, la forma molto bella e poetica esprime quello che è il significato vero della croce. “Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine”. Non dobbiamo dimenticarlo questo, cari fratelli e sorelle, la croce per noi è questo: l’espressione suprema dell’amore di Dio. “Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine”.

Suor Alfonsa, davanti ad un’immaginetta con la rosa e la croce, dice così:

“E’ la rosa che mi rende cara e bella la mia croce. La rosa è simbolo dell’amore”.

L’amore, dunque, che è simboleggiato nella rosa, gli rende cara la croce. E’ bella questa espressione, ma è ancor più bello quello che aggiunge dopo:

“E’ la croce del mio Gesù che fa germogliare col Suo preziosissimo sangue la rosa del mio amore oblativo e sacerdotale”.

Bellissimo veramente, oltre che altamente poetico, questo pensiero è anche densissimo di vissuto, di esperienza d’amore vero, di esperienza che passa dalla croce, che si sostanzia di sofferenza e, più che di sofferenza, di accettazione della sofferenza, del dolore, della volontà del Padre. Qui c’è tutta la volontà di Cristo che muore, in obbedienza alla volontà del Padre, abbracciando la croce come segno d’amore per il Padre. Credo che sia bello tutto questo, e ci viene ricordato da una sorella che molti abbiamo conosciuto, apprezzato e stimato in vita e che oggi viene costantemente a ricordarcelo in questo appuntamento annuale. Dicevo all’inizio della celebrazione, siamo grati al Signore per questo richiamo che ci viene da suor Alfonsa, un richiamo alla santità che passa attraverso l’accoglienza, l’accettazione della sofferenza, della croce sull’esempio di Cristo. 


Ringraziamo il Signore per averci donato suor Alfonsa e preghiamo perché la sua santità possa brillare sempre di più, possa essere sempre più evidenziata, e possa sempre più diventare per noi un segno luminoso per essere guida nel nostro cammino di santità. 

Sia lodato Gesù Cristo. 

Messina, 23 Agosto 2005

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