Prefazione "Petali di fiore 6" - Suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino

Prefazione “Petali di fiore 6”

frà Tonino B. Bono ofm

Prefazione “Petali di fiore 6 – Ha creduto all’amore” a cura di frà Tonino B. Bono ofm

L’uomo a causa del peccato, di suo, è incapace di compiere qualsiasi passo verso il Signore Dio, ma Egli nel suo infinito amore ci è venuto incontro in Cristo suo Figlio; il mistero della Redenzione rivela, infatti, alla creatura decaduta l’infinita misericordia del Padre che nel dono del Figlio morto e risorto ci dona la salvezza; nel contempo Gesù, che rivela il Padre ed il suo amore, rivela a noi suoi discepoli quale debba essere la nostra vita di redenti.

Io sono la vite, voi i tralci. (Gv 15,5) Tralci uniti alla Vite, solo uniti a Lui abbiamo la forza interiore per liberarci dal peso del peccato ed aprirci ad una vita nuova per amare veramente Dio ed i fratelli e compiere il bene, ci dice, infatti il Signore Gesù:

“Chi rimane in me ed io in Lui, fa molto frutto, senza di me non potete far nulla” (idem).

Senza il mistero della grazia che il Signore ci ha acquistato con la sua Passione, Morte e Risurrezione il peccato sarebbe, infatti, l’unico nostro possesso, se invece ci uniamo a Cristo con la fede, riceviamo da Lui la linfa vitale perché con l’aiuto dello Spirito, possiamo operare in noi il processo di liberazione, di trasformazione, di divinizzazione.

E’ questo un lento processo di potatura per eliminare le parti secche, ingombranti, infeconde e lasciare solo le parti vitali, essenziali, capaci di dare frutto.

In questo cammino non siamo soli, aderendo tenacemente al Signore, nella storia più che bimillenaria della Chiesa, tanti nostri fratelli, nell’unione di fede e di amore con Cristo, lasciando che il Padre li potasse, lasciandosi plasmare, in definitiva dalla grazia, docili all’azione dello Spirito, hanno percorso le vie della perfezione cristiana, impegnandosi con fiducia e coraggio su quelle vie che conducono ogni essere umano a realizzare la vocazione alla santità, quale risposta alla comune chiamata del Padre “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 19,2)

La creatura di fida di Dio, ma anche Dio si fida della sua creatura perché senza il suo “eccomi” il Creatore non mette in atto il suo progetto; la santità è sì opera di Dio, ma Lui “esige” la nostra collaborazione; non dimentichiamolo i Santi, prima di essere tali, sono stati uomini e donne comuni come noi.

Pellegrini su questa terra per realizzare il “divino progetto”, ispirandosi alla Parola, hanno cercato e trovato in Maria, Madre del Verbo, Parola incarnata, proprio perché capolavoro della SS Trinità, il prototipo perfetto della santità: immagine e modello perfetto della Chiesa, Maria lo è anche per il modo con cui incontra la Parola di Dio: l’ascolta e la medita intensamente, rilegge la sua esistenza alla luce delle Sacre Scritture e soprattutto vi si affida senza riserve “ecco sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Ascolta il seminatore uscì per seminare, pag. 19); anche Alfonsa, chiamata per vocazione, come Lei, ad essere ancella, cioè serva, con Lei dice: eccomi, fiat… ed a Lei affida il suo progetto di santità: “Vergine Immacolata Madre mia, Maria, Madre del Divino Amore, fatemi santa” (pag 72)

L’odore di santità è inconfondibile e permanente, ogni santo lascia le sue tracce… noi ancora una volta seguiremo le tracce lasciate da Suor Maria Alfonsa, cammineremo sulle sue orme, non solo per parlare di lei, per esaltarne la memoria, ma per imitarla. 

Se così non fosse lo scrivere ed il leggere di Lei sarebbero una fatica inutile; facciamo nostro l’ammonimento di San Francesco d’Assisi: “poniamo mente, fratelli tutti, al Buon Pastore che per salvare le sue pecore ha sopportato il supplizio della croce. Le pecore del Signore lo hanno seguito nella tribolazione, nella persecuzione, e nel disonore, nella fame e nella sete, nella infermità e tentazione ed in tutte le altre pene, e per questo ricevettero dal Signore la vita eterna: Perciò è grande vergogna per noi, servi di Dio, poiché i santi hanno fatto le opere buone e noi col divulgarle e predicarle ne vogliamo ricevere onore e gloria” (Parole di ammonizione, 6)

Messina, 2011

 

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